La pagina liturgica d'oggi è molto fine e consolante. Considerando la nostra miseria tanto profonda e sempre insorgente, quasi la si vede del tutto inguaribile. (Ingr., Lez., Ep., Postevang., Off.). Ma dopo la desolante diagnosi, ecco la rivincita della Salvezza di Dio. «Infelice ch'io sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? La Grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo Signor Nostro!» (Ep.). La redenzione, infatti, non è soltanto inizio, ma anche compimento (Lez., Ep., Pref.). E beato colui che - decimo lebbroso evangelico - fiducioso tornerà da Gesù. Egli avrà la gioia di udire: «Sorgi e va: perché la tua fede ti ha fatto salvo!». Questo è il dono della perseveranza finale.
Letture: Isaia 56, 7 - San Paolo ai Romani 7, 14-25
Vangelo secondo Luca 17, 11-19
11 Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. 12 Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, 13 alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». 14 Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. 15 Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; 16 e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17 Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? 18 Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: 19 «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».