In questa Terza Domenica dopo l'Epifania Gesù compie il suo secondo miracolo, in favore dei gentili (Vang.). La Liturgia ci indica Cristo unico pastore inviato da Dio per radunare gli eletti dispersi tra le nazioni (Lez., Ep.) Con una commovente preghiera ripetuta spessissimo in queste domeniche della crescita di Gesù, la Chiesa invita il Salvatore a camminare con se e possederla (Postev.). Egli ha raggiunto un meraviglioso sviluppo divino-umano sempre più consono ai suoi destini. La Messa si chiude con il magnifico Transitorio che è un'aurea visione dei misteri natalizi da cui sgorgano queste "epifanie dello sviluppo" di Gesù.
Letture: Ezechiele 37, 21, 26. San Paolo ai Galati: 5, 25-26; 6, 1-16.
Vangelo secondo Giovanni: 4, 46-54.
46 Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. 47 Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. 48 Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49 Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». 50 Gesù gli risponde: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. 51 Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». 52 S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». 53 Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. 54 Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.